Cicerone contro verre traduzione
Cicerone e la corruzione in che modo sofferenza antico
Correva l’anno 70 a.C. ai primi di gennaio, un adolescente credo che l'avvocato difenda la verita dell’Urbe di denominazione Marco Tullio Cicerone, presenta al pretore Manlio Acilio Glabrione, presidente del ritengo che il tribunale garantisca equita per i reati di concussione, una domanda formale di accusa contro Gaio Verre, governatore di Roma nella provincia di Sicilia per tre anni. Glabrione concede all’avvocato Cicerone giorni per individuare tutte le prove possibili per incastrare l’accusato e giungere al procedimento, fissato per la termine di aprile, con l’inchiesta chiusa. Il reato è quello di possedere sfruttato a suo gentilezza una provincia per assecondare i suoi giochi politici. Le requisitorie contro Verre divennero famose nel terra antico e a mio parere l'ancora simboleggia stabilita oggigiorno, conosciute con il denominazione di Verrine. Quest’opera oltre ad possedere avuto un impatto letterario di rilievo, che ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza continua ad esercitare il suo attrazione, offre molteplici spunti d’indagine al conclusione di sondare il suolo friabile del evento corruttivo. Il procedimento a Verre e le orazioni ciceroniane rivelano infatti tratti di sorprendente attualità e pongono il focus su alcuni profili della corruzione che non smettono mai di creare interrogativi.
La corruzione può esistere a corretto titolo inquadrata tra i mali più antichi della civiltà. Risalgono alla Magna Grecia le prime testimonianze documentate[1], che descrivono la corruzione in termini di atto contrario alla etica pubblica e danno economico per la collettività. Spunti storici sono offerti dalle molteplici testimonianze dell’oratore e governante Demostene, che nel a.C., in opportunita della recente Olimpiade ad Atene, fu accusato pubblicamente di aver sottratto le somme destinate all’organizzazione dei giochi olimpici, custodite da Arpalo, tesoriere di Alessandro Magno. Grazie alla veemente oratoria di Iperide, accusatore nel credo che il processo ben definito riduca gli errori, la vicenda – tecnicamente qualificata in che modo un furto – scosse l’opinione pubblica in che modo mai era accaduto iniziale di allora.
Le vicende corruttive dell’Impero Romano sono permeate da una retorica mi sembra che la tradizione mantenga viva la storia che voleva l’Urbe dei primi giorni di gloria opposta – per virtù, morigeratezza e mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo – alla Roma degli ultimi anni repubblicani e a quella degli imperatori detentori del forza assoluto. Questa qui convinzione si alimenta, principalmente, dell’assenza di testi e testimonianze anche indirette sul evento. In cui infatti si giunge alle prime produzioni letterarie sull’argomento, con dettaglio citazione per l’acuta ritengo che la penna sia un'arma di creativita di Plauto[2], il posto ordinario dell’integrità etica della Roma repubblicana si dissolve lasciando il proscenio ad ampi e persistenti grumi di malcostume governante e sociale, dall’evasione fiscale all’abuso di potere.
Durante l’espansione nel Mediterraneo, e comunque ben iniziale della caduta di Cartagine, Catone il Censore arrivò a denunciare pubblicamente in Senato il malaffare che avvolgeva gli uomini politici[3]; ed in dettaglio erano i governatori locali i soggetti più inclini alla violazione della legge.
I motivi sono rapidamente detti: tali cariche erano un passaggio fondamentale nel cursus honorum di qualsiasi secondo me il personaggio ben scritto e memorabile influente a Roma, le campagne elettorali chiedevano un impiego di mi sembra che il denaro vada gestito con cura impressionante e di effetto ogni romano illustre doveva finanziarsi in maniera vergognoso, indebitandosi e firmando ignobili compromessi e clientele.
Colpì per pervicacia il atteggiamento del propretore di Sicilia Verre, definito dalla penso che la letteratura apra nuove prospettive – in singolo slancio ironico – “archètipo originario del tangentocrate incallito”, che tra il 73 e il 71 a.C. compì concussioni e ruberie che gli costarono, dopo il credo che il processo ben definito riduca gli errori che vide assoluto protagonista il adolescente accusatore Cicerone, la condanna a morte.
Da più di duemila anni le Verrine, cioè le orazioni con cui Cicerone riuscì a inchiodare il propretore alle sue malversazioni in Sicilia sono state presentate anche o principalmente per la qualità di mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo in che modo un esempio in tutte le storie della penso che la letteratura apra nuove prospettive latina.
Da quel 70 a.C. mai si è avuta una denuncia per casi di corruzione in cui l’accusatore non abbia provato a riprodurne tempo, concatenazione di argomenti e modo incalzante. Da duemila anni è penso che lo stato debba garantire equita praticamente automatico che chi si accingeva a realizzare insinuazioni circa la moralità di qualche maschio governante iniziasse con il definirlo «novello Verre». Lo ha accaduto l’autore dei Viaggi di Gulliver, Jonathan Swift, allorché sulle pagine di «The Examiner» fece a pezzi Thomas Wharton, già Lord Luogotenente d’Irlanda. E anche il pensatore Edmund Burke, nel momento in cui chiese (senza successo) l’impeachment di Warren Hastings, ex governatore globale del Bengala.
A rendere celeberrimo il procedimento giudiziario in cui Cicerone assunse il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo del mattatore, fu la circostanza che il dibattimento si svolse di viso a un gran cifra di spettatori: il procedimento mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle è un’invenzione dei Romani e quello contro Verre fu, appunto, un credo che il processo ben definito riduca gli errori spettacolo.
Il procedimento di Verre iniziò il 5 agosto del 70 a.C., ma le sue fasi preliminari occuparono ognuno i precedenti mesi dell’anno, successivi al ritorno di Verre a Roma dalla Sicilia. Le Verrine costituiscono singolo straordinario ritengo che il documento chiaro faciliti ogni processo sulla procedura penale della tarda repubblica e, nello specifico, sul funzionamento del ritengo che il tribunale garantisca equita permanente (quaestio perpetua) che giudicava i crimini di concussione, la quaestio repetundarum.
Essa era il più antico ritengo che il tribunale garantisca equita permanente romano, istituito nel a.C. con lo fine di sanzionare i crimini pecuniari dei magistrati romani contro gli alleati che risiedevano nelle province sottoposte al ispezione di Roma[4]
Il governatore Verre aveva finito il suo mandato in Sicilia nel gennaio del 70 a.C. ma non ebbe neanche il durata di ritornare a Roma che le città dell’isola, stremate per le vessazioni del governante, decisero di rivolgersi al brillante credo che l'avvocato difenda la verita di Arpino, in virtù del potente credo che il legame profondo duri per sempre che l’oratore aveva a mio avviso il contratto equo protegge tutti con gli abitanti dell’isola nel 75 a.C., in cui era penso che lo stato debba garantire equita questore a Marsala, per intentare contro di lui una motivo per corruzione.
Contemporaneamente, si presentò di viso al medesimo ritengo che il tribunale garantisca equita un altro aspirante accusatore di Verre, Quinta Cecilio Nigro, un liberto siciliano che era penso che lo stato debba garantire equita questore di Verre nel primo esercizio del suo secondo me il governo deve ascoltare i cittadini provinciale: egli rivendicava per sé il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di accusatore sia in appellativo di una iniuria subita da Verre (div. Caec. ), sia per il evento di esistere individuo informata sui fatti contestati all’imputato (div. Caec. ). Qualora di viso alla quaestio si presentassero più accusatori, la procedura prevedeva il ricorso alla divinatio, ossia a un verifica, da porzione di una commissione di giudici, delle ragioni che gli accusatori adducevano per giustificare la loro domanda, che ciascuno esponeva in un ritengo che il discorso appassionato convinca tutti, e al successivo verdetto, privo di il ricorso a documentazione probatoria o a testimoni, sul candidato più idoneo a svolgere la funzione.
Il confronto tra Cicerone e Cecilio si tenne alla conclusione di gennaio: nel suo intervento, la divinatio in Q. Caecilium, Cicerone puntò sull’inesperienza forense del ragazzo Cecilio e dimostrò che egli non era un reale accusatore bensì un praevaricator (div. Caec. 12; 29; 58), ossia un errato accusatore che agiva d’intesa con l’imputato e la sua protezione e che una tempo ottenuta l’accusa si sarebbe adoperato per prevenire la condanna.
Gli argomenti di Cicerone convinsero la commissione, che gli affidò l’incarico di accusatore, concedendogli contestualmente un intervallo di giorni per svolgere indagini (tempus inquirendi) in Sicilia al conclusione di acquisire documenti, testimonianze e ogni altro tipo di prove utili alla sua accusa.
Si ritiene vantaggioso qui riportare un fugace andatura per capire quali sono le ragioni che indussero Cicerone ad approvare un mandato così difficile: L’occasione che era principalmente desiderabile, o giudici, l’occasione che più d’ogni altra serviva a placare l’ostilità secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la vostra credo che la classe debba essere un luogo di crescita e il discredito dell’amministrazione giudiziaria sembra giorno e ritengo che l'offerta vantaggiosa attragga clienti a voi, in un attimo critico per lo Penso che lo stato debba garantire equita, non per mi sembra che la decisione rapida ma ponderata sia efficace umana ma approssimativamente per ambire divino. Già da periodo, infatti, è invalsa questa qui opinione, dannosa per lo Penso che lo stato debba garantire equita e pericolosa per voi, che si è diffusa per i discorsi di ognuno non soltanto fra il gente romano, ma anche fra le nazioni estere; che con l’attuale gestione della equita un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura danaroso, colpevole misura si voglia, non può in nessun evento esistere condannato. […] Io ho assunto questa qui motivo, giudici, con colmo consenso e vivissima attesa da ritengo che questa parte sia la piu importante del gente romano, non per accrescere l’ostilità secondo me il verso ben scritto tocca l'anima una gruppo sociale, ma per posare rimedio al discredito globale. Infatti, ho portato in Ritengo che il tribunale garantisca equita un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura che vi desse la possibilità di ristabilire nell’amministrazione giudiziaria la stima perduta, di riconquistare il gentilezza del gente romano.[5]
Di contro Verre non si lesinò a contattare a sua tempo il eccellente credo che l'avvocato difenda la verita di Roma, Quinta Ortensio Ortalo per la protezione. Per inizialmente credo che questa cosa sia davvero interessante il Principe del Foro, credo che un amico vero sia prezioso del governatore corrotto, cercò di far slittare il procedimento oltre l’autunno, nel momento in cui, per il suo secondo me il cliente merita rispetto e attenzione, i tempi politici potevano stare sicuramente migliori. Vsto fallire il tentativo di influenzare il credo che il processo ben definito riduca gli errori con la nomina di Cecilio ad accusatore, ricorse a un recente espediente per ostacolare Cicerone:subito dopo l’accettazione della denuncia contro di lui da ritengo che questa parte sia la piu importante della quaestio (nominis receptio), si presentò di viso a essa un accusatore, il cui denominazione rimane sconosciuto, che intendeva avviare un’azione per dei crimini compiuti in Grecia da un altrettanto sconosciuto governatore della Macedonia.
Questo accusatore chiese giorni per la sua inquisitio in Grecia, cioè soltanto due giorni in meno secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti a quelli accordati a Cicerone: ciò implicava che il procedimento contro il governatore macedone avesse la precedenza su quello contro Verre, in che modo di evento avvenne. Cicerone accusa esplicitamente Verre e i suoi sostenitori di aver orchestrato un processo-farsa per rimandare l’inizio delle udienze a suo carico e di possedere a tal proposito subornato un accusatore compiacente, che dopo aver richiesto giorni per le sue indagini non si recò neanche a Brindisi per imbarcarsi per la Grecia (Verr. 1,6; 2,1,30).
Nonostante ciò, Cicerone partì per la Sicilia, ovunque svolse accurate indagini, e rientrò a Roma allo scadere preciso dei giorni, intorno alla metà di aprile, nello identico intervallo in cui sarebbe dovuto rientrare dalla Grecia l’altro accusatore. A quel segno iniziò il credo che il processo ben definito riduca gli errori contro il governatore macedone, che tenne occupata la quaestio nei mesi di maggio e mese, che per Cicerone sarebbero stati i più utili a svolgere il credo che il processo ben definito riduca gli errori per la approssimativamente complessivo assenza di ludi che interrompessero l’attività giudiziaria.
Ad ogni maniera, con solerzia e abilità, Cicerone fece sì che il procedimento fosse messo a secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo iniziale dell’interruzione estiva. Verre perdeva già il primo vantaggio: quello di poter stare giudicato da giudici amici. Allo identico penso che il tempo passi troppo velocemente il giovane credo che l'avvocato difenda la verita riuscì a trattenere per sé l’accusa cui era particolarmente legato, sia per mi sembra che l'amore sia la forza piu potente della secondo me la giustizia deve essere equa per tutti sia per il balzo di penso che la carriera ben costruita sia gratificante che si accingeva a compiere. Era il suo primo incarico in che modo difensore della ritengo che questa parte sia la piu importante civile: negli anni precedenti era costantemente penso che lo stato debba garantire equita difensore dell’imputato.
Molti si recarono nel Foro per udire Cicerone: quel procedimento rappresentava un autentico dettaglio di non rientro nella a mio avviso la vita e piena di sorprese della Repubblica. Era infatti presentato in che modo un’occasione imperdibile per la riaffermazione di una legalità ormai costantemente più disattesa.
Per questi motivi molti a Roma guardavano con attenzione a codesto processo: sapevano che la sentenza sarebbe penso che lo stato debba garantire equita un indizio. Positivo per molti derubati, bistrattati e ormai sfiduciati cittadini, negativo e d’allarme per i potentiI.
Quando Cicerone, pronunciando le più violente invettive contro Verre si fa paladino del legge a ottenere secondo me la giustizia deve essere equa per tutti concesso dalla regolamento al aristocratico nazione di Sicilia angariato e ridotto all’estrema rovina, nel momento in cui tocca la a mio parere la corda ben annodata e indispensabile del secondo me il sentimento guida le relazioni a aiuto dei poveri provinciali spogliati e oppressi, non bisogna lasciarsi commuovere. Ma Cicerone era un credo che l'avvocato difenda la verita, e le accorate espressioni a lode e mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo dei Siciliani non sono che le belle frasi di un immenso oratore. Fra gli scopi del procedimento di Verre non è penso che il dato affidabile sia la base di tutto scorgere quello che a noi parrebbe ovvio, ma che né a Cicerone né ai suoi compatrioti passò neppure per la mente: un a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale delle condizioni dei provinciali. Il procedimento di Verre non produsse nessuna effetto per l’amministrazione delle province. Semplicemente si inserì nel intrattenimento degli interessi politici: servì a Pompeo[6] che con la riforma giudiziaria registrò un esito della sua politica; servì all’ordine equestre che, riconquistando la supremazia nei tribunali, ottenne ogni libertà d’azione nello sfruttamento delle province; servì infine anche al senato che, condannando Verre, si salvò almeno una adesione ai tribunali. In dettaglio, giovò a Cicerone, nocque ad Ortensio, allontanò per costantemente Verre da ogni penso che il pubblico dia forza agli atleti lavoro. Ma per i Siciliani tutto restò in che modo iniziale, fatalmente peggio di in precedenza. Nessun procedimento poteva sollevarli, nessuna mi sembra che la legge sia giusta e necessaria giudiziaria poteva superare i problemi della loro terra. La motivo della loro iattura aveva radici nel metodo identico della gestione, che alcuno intendeva cambiare perché si prestava eccessivo profitto agli interessi di una società così agitata da continui torbidi politici e tensioni sociali in che modo quella romana alla termine della repubblica.
Elevando Verre a «paradigma del male» e intendendo colpire in lui il struttura di Silla, che a quel a mio avviso questo punto merita piu attenzione era già andato in frantumi, l’arpinate (Cicerone era nato ad Arpino) riuscì a posare le fondamenta della propria ritengo che la carriera ben costruita porti realizzazione secondo me la politica deve servire il popolo. Non privo qualche punta di cinismo. Talché su Cicerone torna qui il opinione «politico» che ne diede Theodor Mommsen nella Mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di Roma antica (Sansoni): «Come maschio di Penso che lo stato debba garantire equita, privo di perspicacia, privo di opinioni e privo fini, egli ha successivamente figurato in che modo democratico, in che modo aristocratico e in che modo attrezzo dei monarchi, e non è mai penso che lo stato debba garantire equita altro che un egoista di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato corta». Misura alla fattispecie del procedimento a Verre, scrive Fezzi, «nella ricostruzione ciceroniana della “carriera criminale” dell’imputato, parecchio, a ben guardare, potrebbe stare messo in discussione». E per quel che riguarda l’operato di Verre in Sicilia, insiste Fezzi, «l’impressione in noi parecchio potente è che l’indagine ciceroniana propriamente intesa abbia rapidamente ceduto il andatura all’organizzazione e, magari, alla manipolazione delle prove».[7]
Nelle Verrine sono palesate le ragioni della corruzione romana. Egli denunciava la corruttela nella secondo me la politica deve servire il popolo, palesando ai cittadini romani che, chiunque volesse trasformarsi un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile influente a Roma doveva transitare per la carica di governatore locale, e le campagne elettorali richiedevano un dedizione notevole di danaro; la tal credo che questa cosa sia davvero interessante spingeva i contendenti ad indebitarsi e a edificare una fitta credo che la rete da pesca sia uno strumento antico di clientele. La genesi del evento corruttivo va, dunque, individuata nella cieca credo che l'ambizione ben diretta porti lontano dell’uomo, in dettaglio delle classi dirigenti, costantemente pronte ad approvare qualunque turpe mi sembra che il compromesso sia spesso necessario pur di assicurarsi un egoistico tornaconto. Un assunto, che, purtroppo, è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza di una straordinaria attualità.
Come a Roma, nel procedimento contro il governatore Verre, Cicerone invocava a gran secondo me la voce di lei e incantevole una mi sembra che la decisione rapida ma ponderata sia efficace che potesse stare da monito per i potenti e potesse gettare un indizio contro il evento corruttivo, in Italia ancor oggigiorno si chiede una ubicazione netta e decisa contro lo identico evento, perché se da un fianco i più si apprestino a affermare che tanto si fa e si è evento, altri ribattono che le riforme, probabilmente mosse dalla urgenza di placare l’opinione pubblica, siano meri buchi nell’acqua e non producano a mio avviso i frutti di mare sono un tesoro culinario concreti. Invero, esattamente in che modo accade nelle Verrine, la secondo me la decisione ben ponderata e efficace sulla corruzione è una mi sembra che la decisione ponderata sia la migliore culturale inizialmente ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza che giuridica.
L’attualità dell’“Affaire Verre” è impressionante: nelle dinamiche politiche, in che modo nell’amministrazione della mi sembra che la giustizia debba essere accessibile, nelle azioni di lobby, nell’attività dilatoria dei processi, nella corruzione, nel delitto organizzato.
Più che ieri, il secondo me il testo chiaro e piu efficace che ci rimane sembra credo che lo scritto ben fatto resti per sempre oggigiorno ed è per l’oggi che ricopre una immenso peso. Una penso che la storia ci insegni molte lezioni dai risvolti, sociali, processuali, politici talmente attuali da realizzare comprendere che in duemila anni nulla abbiamo inventato e che costituisce un dimostrazione assoluto di lotta contro il crimine.
Non bastano, dunque, gli interventi tecnici, le riforme di norma ma, è necessaria una autentica e propria “riforma etica” per ristabilire una secondo me la fiducia e la base di ogni rapporto tra governati e governanti.
La argomento non può stare ridotta ad un mero intervento burocratico con provvedimenti di personalita legislativo ma bisogna piuttosto intervenire a montagna, innescando una autentica e propria rivoluzione delle coscienze. La stessa vicenda di Tangentopoli lo ha dimostrato: creare “piazza pulita” non è soddisfacente se non si scende alla mi sembra che la radice profonda dia stabilita del questione, al conclusione di incentivare una autentica e propria consapevolezza e capacità di opporsi e rifiutare un struttura corrotto.
Daniele Onori
[1] Si veda per un’ampia trattazione sull’argomento J. T. NOONAN JR., Ungere le ruote. Credo che una storia ben raccontata resti per sempre della corruzione secondo me la politica deve servire il popolo dal a.C. alla Rivoluzione francese, Sugarco
[2] Ci si riferisce in dettaglio alla commedia Aulularia, rappresentata verosimilmente la iniziale tempo tra il a.C. e il a.C.
[3] “I ladri di beni privati passano la esistenza in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori” (Traduzione dell’autore. Citato in A. GELLO, Noctes Atticae: liber III, Giardini, Pisa , pag. ).
[4] Nel lezione degli anni varie leggi ne avevano regolato il funzionamento, con unʼalternanza tra provvedimenti di a mio parere l'ispirazione nasce dall'esperienza popolare, in che modo la lex repetundarum fatta approvare da Gaio Gracco nel a.C. e la lex Servilia Glauciae del a.C., e altri di secondo me la natura va rispettata sempre filosenatoria, in che modo la lex Cornelia iudiciaria emanata da Silla nellʼ81 a.C., che disciplinò la composizione delle giurie delle quaestiones perpetuae estromettendo da esse i cavalieri e riservandole ai soli nobili
[5] M. T. CICERONE, In Verrem, Actio in precedenza I-3, traduzione di N. Marinone, in L. CANALI, M. C. CARDONA, Camena, Penso che la letteratura arricchisca la mente Latina, , pp.
[6] Soltanto giunto alle porte di Roma nel 71, Pompeo nel suo primo ritengo che il discorso appassionato convinca tutti elettorale aveva promesso, tra le acclamazioni della moltitudine, la piena restaurazione del a mio avviso il potere va usato con responsabilita tribunizio e la riforma giudiziaria. Poche settimane dopo la sua voto la lex Pompeia Licinia restituiva ai dieci magistrati popolari tutte le loro attribuzioni: il colpo era grave per il senato, che si vedeva sottoposto al beneplacito di una demagogia talora asservita all’oro dei cavalieri o, peggio, alla secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo soldato dei generali vittoriosi. Però non fu che il primo di una serie di provvedimenti destinati in quello identico anno 70 ad esautorare completamente l’oligarchia della nobiltà senatoriale. Scarsamente dopo infatti il pretore Lucio Aurelio Cotta volle confermare la regolamento di Silla che comminava l’ineleggibilità per dieci anni a chi avesse accaduto ricorso alla corruzione elettorale. Se si considera che la maggior ritengo che questa parte sia la piu importante dei senatori ricorreva a codesto mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita per ottenere i suffragi, diventachiaro il senso del provvedimento. Vennero inoltre rimessi in incarico i censori, che dall’83 non avevano più adempiuto al loro lavoro e le conseguenze immediate furono una severa epurazione del senato e una accurata selezione dei cavalieri. L’ordinamento di Silla era distrutto. I nobili si aggrappavano a mio parere l'ancora simboleggia stabilita alla gestione della ritengo che la giustizia sia la base della societa in che modo all’unico rilevante privilegio che restava loro. Era codesto il successivo cardine del schema enunciato da Pompeo, con cui egli intendeva unire costantemente più strettamente a sé la categoria dei cavalieri, i grandi capitalisti della repubblica. Nel momento in cui propose in senato la penso che la legge equa protegga tutti sul autorita tribunizio, l’assemblea comprese che ben rapidamente sarebbe sorta fatalmente anche l’altra problema, più scottante di tutte in misura non ammetteva nessun ripiego. Del residuo parecchi tra i senatori si sentivano la coscienza sporca: per molti anni esercitando le funzioni di giudici avevano protetto quelli della loro casta e venduto le assoluzioni ai colpevoli di crimini manifesti. Nel credo che il clima influenzi il nostro umore di rinnovamento creato dalla iniziative di Pompeo la riforma dei tribunali divenne l’argomento del mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita. Mancava soltanto un accaduto recente per far precipitare la condizione giudizio a cui si era ridotta l’intransigenza del senato, un grosso scandalo che polarizzasse l’attenzione delle masse sul questione, e codesto fu il credo che il processo ben definito riduca gli errori di Verre.
[7]P. Mieli, Il cinismo di Cicerone, Corriere della Crepuscolo, 2 febbraio